Non abbiate paura! Omelia per la 12a domenica del tempo ordinario

I.

Ciò che colpisce nel brano evangelico di oggi (Mt 10,26-33) sono i tre inviti a non avere paura.

Da un punto di vista puramente umano, la paura è un buon sentimento, perché grazie ad essa impariamo a vivere in questo mondo, facendo attenzione a dove vi sono il pericolo o la minaccia. Tuttavia, in alcuni casi può diventare paralizzante, trasformandosi in angoscia ed è a quel punto che dobbiamo agire, magari facendoci aiutare, perché non ci fermi e non ci permetta di vivere. Ma la paura contraddistingue anche la vita cristiana, nella quale può diventare paralizzante e privarci della bellezza della vita evangelica.Per questo il Signore ci invita a non avere paura, ma a combattere questo tipo di paura con la fede salda in Lui, costruendo un rapporto solido con Lui, che è sempre fedele.

II.

Tre dunque gli inviti di oggi, che rileggiamo insieme.

1. Il primo invito è a non avere paura delle cose che abitano dentro il cuore, ma a chiamarle con il loro vero nome, «poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto». In altre parole, i veri nemici sono, anzitutto, quegli atteggiamenti idolatrici ai quali noi sacrifichiamo la nostra fede. Ciascuno ha i suoi, ma solitamente si riassumono nell’unica tentazione: fare a meno di Dio e fare i super uomini. Bene chiamiamoli per nome! Riconosciamo se ne siamo preda! Chiediamo al Signore di aiutarci a non aver paura di affrontarle non da soli ma con la sua grazia. Papa Francesco in quella memorabile sera, in cui solo in Piazza san Pietro ha pregato davanti al Crocifisso di San Marcello, ci ha ricordato che «nessuno si salva da solo». Ci ha esortato, quella sera, a passare dall’egocentrismo deleterio del fai-da-tè al noi della Chiesa. «Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: Siamo perduti (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme».

 

2. Il secondo invito a non avere paura viene dalle persecuzioni che abbiamo a subire per la nostra testimonianza evangelica, che giungono ad uccidere «il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima». Dietro a tutte queste insidie c’è il disgregatore, cioè il diavolo, o l’accusatore, che chiamiamo Satana, il quale «ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il corpo». Nel vivere il Vangelo incontriamo spesso la diffidenza, la chiusura, l’ostilità e il rifiuto. In queste situazioni la tentazione è tacere la speranza che abita il nostro cuore. Papa Francesco la notte di Pasqua ha regalato una bellissima omelia nella quale ha detto a chiare lettere che nessuno ha il diritto di derubarci della speranza cristiana. Cito le sue parole «Stanotte, conquistiamo un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il diritto alla speranza. È una speranza nuova, viva, che viene da Dio. Non è mero ottimismo, non è una pacca sulle spalle o un incoraggiamento di circostanza, con un sorriso di passaggio. No. È un dono del Cielo, che non potevamo procurarci da soli. Tutto andrà bene, diciamo con tenacia in queste settimane, aggrappandoci alla bellezza della nostra umanità e facendo salire dal cuore parole di incoraggiamento. Ma, con l’andare dei giorni e il crescere dei timori, anche la speranza più audace può evaporare. La speranza di Gesù è diversa. Immette nel cuore la certezza che Dio sa volgere tutto al bene, perché persino dalla tomba fa uscire la vita».

3. Infine, il terzo invito a non avere paura riguarda la nostra vita che vale di fronte a Dio «più di molti passeri!». Ciò che ci salva è, così, la comunione con il Signore, che non può essere spezzata se non da noi stessi, mai dagli altri. Per questo occorre essere preparati a riconoscere Gesù Cristo davanti agli uomini. Per essere rinnegatori di Gesù, è sufficiente cedere al “così fan tutti”, al “così dicon tutti”, all’ignavia pigra di chi non vuole essere disturbato, di chi teme anche solo di non poter più godere del favore di qualche potente o di chi conta…

III.

Dunque, Coraggio! Buona domenica!

padre Marco