Il cuore di Maria. Omelia per la messa dell’aurora del giorno di Natale

Miei cari,
dal brano evangelico (Lc 2,15-20) che caratterizza questa messa dell’aurora del giorno di Natale raccolgo un solo spunto di riflessione. Questo: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Questo atteggiamento della Vergine mi consegna, tra i tanti, tre elementi che possono essere da noi ripresi in questo tempo, gioioso per la contemplazione del Mistero dell’Incarnazione da noi celebrato, eppure faticoso per ancora siamo avvolti dall’incertezza di questo male endemico, che non ci lascia tregua e respiro.

Un cuore capace di custodire
«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Il cuore di Maria, di fronte agli eventi meravigliosi che si stanno compiendo in Lei per la nascita del Messia promesso, diventa un cuore capace di custodire. Che cosa? Credo che si possa rispondere attraverso il ricorso ad altro un passo dello stesso evangelista Luca, che narra della vicenda del seme della Parola sparso dal Divino Seminatore, nel quale Gesù stesso offre l’interpretazione di che cosa implichi la tutela del seme caduto sul terreno buono. Quest’ultimo è l’immagine di «coloro che, dopo aver ascoltato la Parola con cuore integro e buono, la custodiscono e producono frutto con perseveranza» (Lc 8,15). Maria Santissima costituisce il prototipo di come vada accolta e custodita la Parola perché porti frutto, perché diventi vita, perché si realizzi nell’esistenza di ciascuno. In Maria questo è accaduto: la Parola di Dio si è fatta carne, è diventata un uomo, è offerta al mondo intero per la Salvezza di tutti. Maria diventa così l’esempio di quanti si mettono alla ricerca di Gesù, e incontratolo, vogliono entrare in una relazione profonda con Lui, diventando parte di Lui.

Un cuore capace di amare
«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Il secondo aspetto del cuore di Maria che ci viene suggerito da questo semplicissimo versetto dell’evangelista Luca è quello di un cuore capace di amare. Amare/amore è una parola usurata in tutti i tempi, ma l’indicazione che a noi serve per comprenderne il significato ci viene da un brano dell’apostolo Paolo, un inno che si cantava probabilmente nell’antica comunità cristiana e che l’apostolo raccoglie e fa diventare il manifesto dell’amore del discepolo di Cristo: «Benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità, predestinandoci a essere per lui figli adottivi» (Ef 1,3-4). La Vergine ci aiuta a comprendere che siamo chiamati ad essere santi e immacolati davanti al Padre nell’amore. Siccome il Padre ci ha benedetti con ogni benedizione dello Spirito Santo in Cristo, ci ha realmente resi capaci di amare come il suo Figlio, in modo pieno e gratuito, fino al dono della nostra stessa vita. Il cuore di Maria corrisponde veramente al sogno di Dio e al dono di grazia che Dio ha voluto fare all’umanità nel suo Figlio Gesù e attraverso l’opera dello Spirito Santo. Questa capacità di amare secondo Dio è pienamente realizzata in Maria fin da quando permette a Dio di entrare nella sua vita a Nazareth e cambiare i suoi progetti. Lo stesso amore si mostra nel modo in cui accoglie, dà alla luce, avvolge in fasce, accompagna il suo Figlio Gesù. Ancora. Maria si lascia educare dal suo Figlio e diventa sua discepola in tutto il corso della sua vicenda umana che culmina sotto la croce, nel momento in cui accoglie come proprio figlio il discepolo che Gesù amava, e in lui accoglie ognuno e ognuna di noi. Così sia per ogni credente: docilità all’azione dello Spirito che ci rende capaci di amare come Gesù, dilatando il nostro cuore, attraverso le situazioni concrete che si vivono.

Un cuore che sa cantare a Dio.
«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Il cuore di Maria prorompe di gioia nel Magnificat: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio mio salvatore» (Lc 1,46-47). È così, quando un cuore si lascia riempire dalla presenza e dall’azione dello Spirito Santo non può fare altro che cantare e danzare con giubilo. Lo Spirito mette dentro il nostro cuore una felicità profonda e permanente, perché ci fa percepire interiormente il senso profondo della nostra vita; ci fa sperimentare la potenza dell’amore di Dio che risana e salva; ci aiuta a leggere con gli occhi Dio la nostra vita e la storia, perfino le situazioni difficili vengono affrontate con un canto nel cuore e con un sorriso sulle labbra.

La grazia da chiedere alle prime luci di questo giorno
«Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Concludo, chiedendo, alle prime luci di questo giorno santo del Natale, che Maria ci doni la grazia di riuscire anche noi ad avere un cuore che sa custodire la Parola di Dio perché la Parola di Dio possa continuare a diventare carne, a realizzarsi, a portare frutto nella nostra vita.
Invoco per noi tutti, all’aurora di questo giorno santo, la grazia che anche il nostro cuore, docile all’azione dello Spirito, diventi sempre più capace di amare, nelle situazioni concrete in cui il Signore ci pone a servire.
Infine, domando alla Vergine santa, all’inizio di questo giorno di Natale la grazia che anche il nostro cuore sia capace di cantare, lodare e magnificare il Signore, anche in mezzo a questa situazione di grande sofferenza e in questo dramma del tempo presente, in cui dobbiamo continua a vivere.
Buon Natale!
Padre Marco