Con voi per sempre. Omelia per l’Ascensione del Signore.

1.

Carissimi, l’ultimo appuntamento di Gesù ai suoi è su di un monte in Galilea, la terra dove tutto ha avuto inizio.

I monti sono come indici puntati verso l’infinito, sono la terra che si addentra nel cielo. È sui monti, infatti, che si posa infatti il primo raggio di sole, ma è ancora sui monti, che lo stesso raggio di sole indugia fino al calar della notte.

Per noi, oggi, ritrovarci per Spezzare il pane eucaristico e condividerlo insieme diventa invece il primo appuntamento, per riprendere un cammino, che la pandemia aveva interrotto.

2.

Siamo ancora in un grande notte: non è tutto finito, ma tutto riprende lentamente, perché la vera battaglia, che ci potrà forse portare alla vittoria, comincia propria ora.

Infatti, gli apostoli quel giorno ultimo, appena videro il Risorto, «si prostrarono», perché riconobbero nel Risorto il Dio vivente. Ma, aggiunge l’evangelista, «essi dubitavano» ancora: erano uomini come noi. Gesù sembra così lasciare la terra con un bilancio deficitario: gli sono rimasti soltanto undici uomini, impauriti e confusi, e un piccolo nucleo di donne tenaci e coraggiose.

Sembra di rivivere oggi la stessa scena: se gioiamo ritrovandoci dopo più di 75 giorni, ancora dubitiamo, perché non sappiamo come andrà. Certo è che tutti siamo cambiati. Se non ce ne fossimo ancora accorti, presto comprenderemo l’immane tragedia presente che, non solo ha fatto quasi 30mila morti, ma ci ha reso e ci renderà molto più poveri.

3.

Siamo come gli Undici: hanno seguito Gesù per tre anni sulle strade di Palestina, ma non hanno capito molto, sebbene nel loro intimo lo hanno amato molto e sono venuti tutti all’appuntamento sull’ultima montagna.

Anche noi siamo qui per riprendere il cammino. Siamo qui perché lo desideriamo. Forse ci siamo fatti un atto di violenza per tornare, “perché la paura fa novanta”. Siamo qui, certamente, perché nell’intimo amiamo il Signore nel Sacramento della sua presenza, l’Eucarestia, il memoriale nuovo ed eterno della sua Pasqua.

Questa è la sola garanzia di cui Gesù ha bisogno. Ora può tornare al Padre, rassicurato di essere amato e, anche se non del tutto capito, Gesù sa che nessuno di loro lo dimenticherà.

Così anche per noi, uomini e donne degli Anni Venti del secolo XXI, Gesù compie un atto di enorme fiducia e di amore, Gesù si affida alla nostra fragilità, come fece quel giorno con gli Undici. È la legge del granello di senape, del pizzico di sale, dei piccoli che possono essere lievito e, forse, perfino fuoco, per contagiare di Vangelo e di nascite, coloro che incontreremo.

4.

C’è un passaggio sorprendente nelle parole di Gesù: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra… Andate dunque». Quel “dunque” è bellissimo: per Gesù è ovvio che ogni cosa che è sua sia anche nostra. «Dunque, andate. Fate discepoli tutti i popoli…». Lo scopo è preciso.

Permettetemi questo paragone: andate anche voi non per contagiare di Covid-19, ma per contagiare di Dio tutta la terra.

Andate, ci dice Gesù! Profumate di cielo le vite che incontrate! Insegnate il mestiere di vivere, così come l’avete visto fare a Gesù.

5.

Infine, le ultime parole, il suo testamento: «Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

In questo tempo di pandemia noi, cristiani, ci siamo chiesti, dove fosse Dio in questo male immane. Alcuni atei e alcuni agnostici, invece di domandarselo, hanno incominciato a pregare! Strana cosa! Infatti, nelle parole di Gesù si dice chiaramente: «Io sono con voi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Dio è rimasto sempre al suo posto; l’uomo, invece, no.

Perché, mi domanderete. Non è forse vero che l’uomo ha violato la natura? Non è forse vero che questa è la terza delle epidemie che si sono verificate, dopo la sarx e l’ebola? Eravamo avvisati del pericolo. La natura con le sue leggi ci aveva avvertito.

Ma, come recita il salmo 48: «l’uomo nella prosperità non comprende: è come gli animali che periscono». L’uomo oggi più che mai deve tornare al suo posto, con lo sguardo fisso sul Signore. Il Risorto non è andato lontano, ma si è fatto più vicino di prima. Se prima era insieme con i discepoli, ora è dentro di loro. È asceso nell’intimo del creato e delle creature e, da dentro, preme come forza ascensionale verso più luminosa vita.

Questa sia ancora e più che mai la nostra speranza: Il risorto è sempre con noi.

Non ci accada di vivere come se non ci fosse.

Saremmo peggio delle bestie: loro, in quanto tali, sono scusabili, noi no!

Buona domenica!

Vi abbraccio e vi benedico!

Vostro Padre Marco