Il sacrificio di Draghi e il nuovo quadro politico

Mario Draghi non è più il Presidente del Consiglio. L’escalation ha lasciato sbigottiti gli osservatori internazionali: Conte ha aperto la crisi, Salvini l’ha cavalcata, Meloni l’ha capitalizzata e Berlusconi l’ha avvallata, svuotando per sempre le attese moderate e liberali di cui Forza Italia era portatrice. È stato sacrificato così Mario Draghi, il presidente riformatore che, nei suoi 523 giorni di governo, ha svolto il ruolo di garante del Paese grazie a tre caratteristiche determinanti: credibilità, competenza e rigore morale. Quotidiani come il New York Times e Le Monde hanno parlato di crisi senza precedenti e di choc per l’Europa. La sua portata era stata percepita anche dal mondo produttivo, da molti rettori di università, dall’associazionismo e da molti sindaci, ma il loro appello non è bastato, anzi è stato ignorato dal Parlamento e dalle segreterie dei partiti di Lega, M5S e FI. Anche il bacio tra il M5S e il Pd, simile a quello di Cassandra ad Apollo, è stato rinnegato da Letta troppo tardi e ha impedito a Draghi di continuare attraverso altre maggioranze possibili. Continua la lettura dell’editoriale di Francesco Occhetta – Comunità di Connessioni