Beati gli invitati alla Cena dell’Agnello Omelia per il Giovedì santo 2021

In questo Giovedì santo, in cui la grande assente è la Lavanda dei Piedi, ma il cui significato è stato esplicitato nell’evangelo proclamato (Gv 13,1-15), vorrei concentrarmi sul dono dell’Eucarestia, il sacramento fondamentale della vita cristiana che, con l’Ordine Sacro, è stato istituito in questo giorno. Nello specifico, desidero commentarvi l’invito, che precede l’ostensione delle Specie Eucaristiche prima della comunione; appello, che ci è stato restituito nella versione più fedele a quella latina dalla terza edizione del Messale. La monizione è questa: «Ecco l’Agnello di Dio. Ecco Colui che toglie i peccati del Mondo. Beati gli invitati alla Cena dell’Agnello». Mi concentro solo sull’ultima frase, che riassume le due che la precedono.

Beati …
Comincio con il termine Beati.
Esso esprime nella lingua originale greca due elementi: la felicità di chi ha vissuto secondo il Vangelo, che è conseguente a quella di chi non ha sprecato la sua esistenza.
Il termine fa riferimento esplicito al Discorso della Montagna, le Beatitudini, che sono la Magna Charta del Cristianesimo e che l’evangelista Matteo ha racchiuso in nove condizioni di vita che preludono alla felicità (Mt 5,1-12).
Queste nove situazioni non vanno però intese in se stesse come felici, ma vanno identificate piuttosto come le possibilità concrete, attraverso cui raggiungere la felicità definitiva in Dio e non effimera secondo le logiche umane. Infatti, nella lingua originale sono espresse al passivo divino, con il quale si indica chiaramente che queste condizioni sono il momento favorevole, il kairòs, nel quale agisce la Grazia di Dio, piuttosto che lo sforzo umano.
Beato è, dunque, colui che ha scoperto non solo quanto sia essenziale stare con Dio, ma anche quanto sia necessario lasciarsi plasmare da Lui.
Beato, perciò, non è la persona forte ed eroica, ma è, invece, quella così fragile e così duttile, che sa abbandonarsi alle braccia amorevoli di Dio!
Per questo colui che è beato scopre che, in ogni situazione, anche la presente pandemia, Dio solo è la vera ed unica risposta!

… gli invitati …
Resta, però, da comprendere come mai, anche in condizioni così estreme, si possa sperimentare la riuscita della propria esistenza.
La risposta è semplice quanto banale.
Ci dice Gesù: tu, uomo, sei beato e felice, perché sei stato invitato. Gesù non ti ha lasciato fuori dalla porta del suo Regno, ma ti ha reso partecipe di questo invito. Proprio perché l’invito è “del Signore”, questo invito è “altro”: è di imparagonabile rilevanza. Esso, ed esso soltanto, è decisivo per l’andamento complessivo della esistenza di ogni uomo: per il suo approdo, per la scoperta di senso e di pienezza. L’origine della beatitudine sta nel Signore e in quello che Gesù fa o rende possibile che avvenga. La causa della beatitudine sta, invece, nella risposta che l’uomo potrà dare all’invito di Gesù a far parte di questo Regno, oppure no.
Per questo, dire di no all’invito del Signore significa alla fine alzare le spalle con indifferenza di fronte alla più grande “chance” che la vita dell’uomo abbia.
Per questo, dire di no all’invito del Signore significa, per l’uomo, voltarsi dall’altra parte, andando altrove.

… alla Cena …
Questo invito è alla Cena.
Con questa parola Gesù ci mostra che l’invito prelude ed equivale a conoscere e a gustare, già in questa stessa vita, il senso della “festa finale”. Infatti, non è casuale che l’Eucarestia abbia la forma di una “cena” e che questa “cena” sia sempre stata al centro di quel giorno della settimana, la domenica, che è detto in forma comune “giorno della festa” o “giorno del Signore”. Per questo crea la “festa”.
L’Eucarestia, per sua natura, è il Sacramento che ci introduce già da ora nella comunione con la stessa vita del Risorto, come Gesù stesso dichiara: «Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele» (Lc 22,28-30).
In questi termini, l’Eucarestia indica così che in se stessa vi è l’anticipo della vita futura.

… dell’Agnello
Infine, veniamo all’ultima parte dell’invito, che ruota attorno alla parola Agnello.
L’Agnello è chiaramente Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto.
Mi limito solo a tre indicazioni bibliche a questo riguardo.
Egli è l’Agnello di Dio su cui si posa tutto il male del mondo, come indica Giovanni Battista, rendendogli la prima testimonianza e indicandolo alle genti nella manifestazione divina del Battesimo come Salvatore: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29).
Egli è l’Agnello di Dio che è stato sacrificato sulla Croce per la nostra salvezza, come scrive l’apostolo Pietro nella sua prima lettera: «Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio» (1Pt 1,18-21).
Egli è, infine, l’Agnello di Dio, che si erge vittorioso sulle sue gambe perché ha vinto le oscurità della morte con la sua resurrezione, come indica Giovanni nel libro dell’Apocalisse: «Poi vidi, in mezzo al trono, circondato dai quattro esseri viventi e dagli anziani, un Agnello, in piedi, come immolato. Giunse e prese il libro dalla destra di Colui che sedeva sul trono. E quando l’ebbe preso, i quattro esseri viventi e i ventiquattro anziani si prostrarono davanti all’Agnello, avendo ciascuno una cetra e coppe d’oro colme di profumi, che sono le preghiere dei santi, e cantavano un canto nuovo: Tu sei degno di prendere il libro e di aprirne i sigilli, perché sei stato immolato e hai riscattato per Dio, con il tuo sangue, uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione, e hai fatto di loro, per il nostro Dio, un regno e sacerdoti, e regneranno sopra la terra» (Ap 5,6.7-10).

Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello!
Ecco, in sintesi, tracciati i motivi della nostra gioia.
Siamo beati perché, avendo accolto l’invito di Gesù, a partecipare alla Cena dell’Agnello, siamo fin d’ora non solo in comunione con Lui e tra noi, ma pure abbiamo ricevuto il pegno dell’immortalità, quando giungeranno le nozze dell’Agnello.
Come è profetizzato nell’Apocalisse: «Allora l’angelo mi disse: Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello! Poi aggiunse: Queste parole di Dio sono vere» (Ap 19,9).

Buon Triduo!

Padre Marco