L’epifania di una nuova democrazia?

«This is not America» così Josep Borrell, alto rappresentante per la politica estera dell’UE, commenta i fatti del 6 gennaio a Washington D.C, impressione condivisa dalla stragrande maggioranza dei leader politici e dei vertici istituzionali di tutto il mondo.

Cominciamo da un fatto: la folla di disorientati che ha violato il Congresso è partita da un comizio del presidente Trump. Dopo aver contestato la “debolezza” dei senatori non allineati con lui, li ha invitati a marciare verso Capitol Hill, dove era in corso un procedimento democratico-parlamentare solenne, ovvero il riconoscimento dei voti dei delegati per la proclamazione del vincitore delle elezioni presidenziali: «We’re going to walk down to the Capitol.  (…) We’ll walk down Pennsylvania Avenue». Questo “accadimento” è dirimente per attribuire l’innesco della violenza al Presidente. Non è stato un tentativo di golpe, ma piuttosto la fine delle ambizioni di Trump per il 2024.

Tutto sembrava quasi surreale. La debolezza della gestione dell’ordine pubblico, per esempio, può trovare una causa nel fatto che il Presidente abbia autorizzato una manifestazione in diretta, disorientando le forze dell’ordine, che dipendono in parte dal sindaco, in parte dal Ministero della Giustizia (l’FBI) e in parte dal Presidente (la Guardia Nazionale). Una gestione complicata, anche se non giustificabile, che ha comunque reso l’insurrezione diversa da altre manifestazioni violente. Continua la lettura dell’editoriale di Paolo Bonini sul sito di Comunità di Connessioni