Crisi energetica, costo della vita e costo del lavoro

Tassazione, contrattazione collettiva e politica dei redditi, dal protocollo Ciampi-Giugni del 1993, con cui si superava in Italia la scala mobile, sono tre aspetti che dovrebbero avere la cabina di regia in un sano sistema di relazioni industriali. Nel 1993 si giustificava la scelta della moderazione salariale in relazione al contesto politico-economico dell’epoca. Cgil, Cisl, Uil, organizzazioni datoriali e il governo decisero che le retribuzioni dovevano essere allineate con l’inflazione, non quella effettiva, ma quella correlata all’aumento programmato dal governo. Le differenze venivano compensate periodicamente mediante la contrattazione collettiva. Nel 2009, con un accordo quadro non sottoscritto da CGIL, si sostituì il tasso di inflazione programmata con l’indice previsionale costruito sull’IPCA (indice prezzi al consumo depurato dei prezzi energetici), elaborato da un soggetto terzo autorevole (ISTAT). Continua la lettura dell’editoriale di Michele Faioli sul sito di Comunità di Connessioni