Insieme per un grande “sì” alla Vita

Augurarsi “Buon Natale” è sempre più raro, farlo da semi-rinchiusi è ancora più difficile. Ci diciamo spesso “auguri” o “buone feste”, ma sempre meno “Buon Natale.” Eppure il Natale ha la sua radice latina in ciò che è natum, “generato”, è una parola potente e immanente, così come gli aggettivi natale(m) e nataliciu(m) che significano “ciò che riguarda la nascita”.

Il Natale, per il cristiano, è la Parola che si riveste di carne, l’esplosione della vita, lo stupore di riceverla donata; ma è anche un frammento di Logos in ogni individuo, l’essenza del Creatore in ogni creatura. Colpisce la potenza di quell’annuncio nel tempo: «All’epoca della 194° Olimpiade; nell’anno 752 dalla fondazione di Roma; nel 42° anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto, mentre su tutta la terra regnava la pace, nella sesta età del mondo, Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre, (…) nasce in Betlemme di Giuda». In quel momento “regnava la pace”, dono e responsabilità da custodire, non un progetto da realizzare ma una dimensione sociale e politica a cui aderire. Continua la lettura dell’editoriale di padre Francesco Occhetta sul sito di Comunità di Connessioni