Il fuoco dell’ideale

Il nostro Paese ha molte risorse ed energia fresche, competenze e iniziative buone. Sono la parte nascosta di una moneta su cui non si vuole scommettere. Eppure in questi ultimi anni sono nate fondazioni, think tank, associazioni e gruppi per farsi carico dei problemi sociali o della fragilità in cui versa la democrazia. Per quali ragioni allora non prevale una cultura riformista capace di rimodellare il sistema istituzionale e comunitario?

Il protagonismo e lo spirito di competizione bloccano da tempo il nascere di una nuova stagione, ma c’è di più: manca una radice vitale che nutra sogni e progetti, desideri e scelte, visioni comuni e identità inclusive in grado di costruire il “noi” politico. L’umanocrazia è soffocata dalla tecnocrazia che pretende di riformare e ricostruire. Senza un “perché” implodono ogni “dove” e “cosa”: ne è prova l’infelicità (personale e sociale) delle persone a cui non manca niente di materiale. Per questo non si smette di ricercare un qualcosa o un Qualcuno che diano pace e senso all’agire politico.

L’ideale non è l’antitesi della realtà, ma il suo fondamento. Si potrebbe dire, riformulando un noto proverbio, “dimmi che ideale hai e ti dirò che politica farai”. È il fuoco degli ideali che riaccende la cenere delle politiche che mancano, perché in un popolo l’ideale può nascere solo dalla percezione del bello e del giusto. Pensiamo ai tanti “frutti maturi” che nascono dagli studi e dalle competenze di molti. Tra questi si possono trovare anche delle soluzioni politiche urgenti, sia per i temi che per l’importanza dei problemi affrontati, ma, in una stagione in cui mancano gli ideali necessari a nutrire tronco e rami, questi frutti rischiano di rimanere incolti, finendo per avvizzire senza essere stati in grado di generare. Continua la lettura dell’editoria di padre Francesco Occhetta sj sul sito Comunità di Connessioni