Oltre la solitudine politica. La “casa del pensiero” di Comunità di Connessioni
Il mondo è cambiato, lo abbiamo letto e scritto molte volte. Forse lo si dice per esorcizzare le proprie paure o forse per proteggere un mondo antico. Intanto, il “distanziamento sociale” sta aumentando le solitudini e trasformando l’altro in un pericolo. L’esperienza umana, invece, continua a sprigionare la sua forza. Penso alle parole che mi confessa una nonna: “Non riesco a non abbracciare mio nipote. Anche se è un rischio, mi fa vivere l’atto d’amore che mi attrae”. L’informazione sta descrivendo questi mesi con il linguaggio della guerra. Parole come “coprifuoco”, “nemico invisibile”, “campo di battaglia”, “stagione del terrore”, “caduti”, mutano la percezione sociale e il senso comune del convivere. Ogni volta che si separa la “natura” dalla “cultura”, le grandi civiltà si sgretolano e le paure prendono un volto nuovo nella storia. La pandemia è solo un esempio di come natura e cultura si siano scontrate e separate. Se ci si vuole salvare insieme, occorre dunque contemplare la natura con le sue leggi e umanizzare la cultura con le sue idee e i suoi modelli. Oltre la solitudine esiste la comunità. Continua la lettura dell’editoriale di Francesco Occhetta (Direttore e fondatore di Comunità di Connessioni) su Comunità di Connessioni
Questa testata con le sue tre rubriche – L’Editoriale, Il Punto e La Riforma – nasce da un desiderio: dare vita a parole pensate in una comunità, attraverso le nostre competenze, fondate nella fede che condividiamo, strutturate in un metodo e finalizzate alla costruzione del bene comune. Vogliamo capovolgere una certa bulimia della notizia. Non vogliamo sovrapporre altre voci a quelle che già ci informano ogni giorno. Cercheremo di offrire criteri di analisi e di discernimento per aiutare a prendere decisioni sui vari temi dell’agenda politica e favorire ciò che i monaci chiamavano ruminatio, un dialogo interiore positivo con la parola letta.