Al centro, il “tutto” dell’amore. Omelia per la 30ma domenica del tempo ordinario  

Miei cari,
il notissimo brano evangelico di oggi (Mt 22,34-40), racchiuso in soli sette versetti, contiene il cuore dell’insegnamento di Cristo. Ma a tale brevità di testo corrisponde l’immensità della Buona Notizia, il vangelo, che è Dio e che è Dio per ogni uomo e donna. Vediamo di questobrano evangelicoi tratti salienti, ricostruendone dapprima il contesto.

Il cuore della legge
Alla domanda persistentemente insidiosa dei suoi avversari – oggi rappresentati da un Dottore della Legge – che continuano caparbiamente a mettere alla prova Gesù, Egli risponde, non cadendo nel tranello dell’insidia postagli, ma rilanciando la questione.
Era noto che la tutta quanta la Scrittura potesse essere recitata, stando semplicemente ritti su un solo piede; il rabbino Hillel e la sua notissima scuola  avevano colto il cuore della Legge e lo proclamavano, dicendo, tutto d’un fiato e tutto s’un piede: «Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza», citando le antiche parole del Deuteronomio (6,4-5), divenute la professione di fede recitata tutti i giorni da ogni pio e osservante israelita. Tanto era semplice, tanto era evidente. Amare, dunque, con tutta la totalità del proprio essere personale – cuore, mente, forza – era il centro di tutta la prima alleanza stipulata da Dio con il suo servo Mosè. Ciò era talmente chiaro da essere memorizzato da chiunque e poteva essere recitato, proclamato e vissuto, anche con un gioco di postura breve e semplice.
Gesù risponde al Dottore della Legge con le stesse parole antiche: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento» (Mt 22,37-38). Ma, immediatamente, aggiunge: «Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Mt 22,37). Anche questo comandamento Gesù non lo inventa, ma lo riprende dal Libro del Levitico (19,18). La novità consiste però nel mettere insieme questi due comandi divini – l’amore per Dio e l’amore per il prossimo – rivelando che essi sono inseparabili e complementari, come le due facce di una stessa medaglia: non si può amare Dio senza amare il prossimo e non si può amare il prossimo senza amare Dio. Ampliandolo in questi termini, Gesù non lo innova semplicemente, ma lo estende, portandolo alle estreme conseguenze. Infatti dichiara al Dottore della Legge: «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,39). Dunque, in una duplice indicazione divina si manifesta tutta la Scrittura; non solo.  In una duplice modalità per l’uomo e la donna se ne dichiara, invece, l’osservanza con la vita. La chiave della spiegazione sta in quel “tutto”, ripetuto tre volte: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente».

Amore divino e Amore umano
Dell’amore viene ridefinita in questo modo da Gesù la qualità. Se al Dottore della Legge importava che Gesù non sbagliasse la risposta, cadendo così nel tranello e nell’insidia, a Gesù, invece, importava riqualificare la comprensione del contenuto della Legge stessa.
Gesù, facendosi così esegeta delle parole di Dio, dichiara che l’amore non può essere parziale ma totale. Come Dio ama totalmente con tutto se stesso in se stesso se stesso tale da essere Trinità di persone ma unità nella sostanza, così questo amore totale, trinitario e personale, si estende a tutto l’universo creato, dandogli questa precisa impronta di totalità e non di parzialità. Come ribadisce l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera: «Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (4,8-10).
Proprio perché l’amore divino plasma l’universo, anche l’uomo, quale creatura, fatta ad immagine e somiglianza di Dio, ha in sé stessa la qualità di questo amore. Il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo e agli altri, alla sua famiglia l’amore di Dio è l’amore dei fratelli. Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all’elenco dei comandamenti, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare. Gesù porta così a compimento questa legge di alleanza, Lui che unisce in sé stesso, nella sua carne, la divinità e l’umanità, in un unico mistero d’amore.

La vita di fede del cristiano
Cosicché, alla luce di questa parola di Gesù, l’amore diviene la misura della fede e la fede diviene l’anima dell’amore. Dopo queste parole di Gesù – «Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,39) – ogni credente non può separare la vita religiosa, la vita di pietà dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontra. Non può dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite.  In mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni di ieri e di oggi, Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre («Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente» Mt 22,37-38) e quello del fratello («Amerai il tuo prossimo come te stesso» Mt 22,37). Non ci consegna, dunque, due formule o due precetti. Ci consegna due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso e bisognoso, è presente l’immagine stessa di Dio. Così Gesù offre ad ogni uomo il criterio fondamentale su cui impostare la propria vita. Per viverlo in pienezza ha donato lo Spirito Santo, che  permette di amare Dio e il prossimo come Lui, con cuore libero e generoso. Apriamoci ad accogliere questo dono dell’amore, per camminare sempre in questa legge dell’amore.
Buona domenica!
Padre Marco