Immaginando di sfogliare un album di famiglia. Il ricordo di don Piero Cerutti, già Vicario dei laici
Mi immagino di sfogliare con voi un album di famiglia, la famiglia della nostra Chiesa diocesana, un album che raccoglie venti anni della nostra storia vissuta con mons. Corti.
Sulla copertina sta scritto: “Renato Corti vescovo di Novara. Annunciare il Vangelo cuore a cuore”.
Apro la prima pagina
La prima pagina riporta quanto aveva affermato nell’omelia, in duomo, il giorno d’ingresso in diocesi, domenica 3 marzo 1991: «Venendo tra voi, intendo predicare il Vangelo, sulla spinta della profonda persuasione che questo annuncio costituisce il primo servizio che la Chiesa può rendere a ciascun uomo e all’intera umanità». Sono parole che abbiamo sentito ripetere tante volte: tra i giovani, tra i laici adulti, i sacerdoti, i seminaristi, nelle omelie. Annunciare il vangelo nella sua essenzialità, senza sconti.
Ma come? La risposta sta ancora in quella prima pagina dell’album: «Intendo aiutare i credenti a camminare verso la maturità, affrontare i tanti e spesso incombenti problemi delle persone e della società con il cuore di un padre». Con il cuore di un padre. Ecco “lo stile” con il quale ha agito il vescovo Renato, già scritto nel suo motto episcopale “Cor ad cor loquitur”. Un parlare, un ascoltare, un comunicare cuore a cuore. A volte, tutto questo veniva giudicato come non prendere decisioni, o rimandarle. Ma, dal suo versante, era rispetto per le persone, prudenza, sovente motivo di sofferenza.
Giriamo pagina: una didascalia di don Giuseppe Cacciami
Il suo stile di “annunciare il Vangelo”, “cuore a cuore”, si era calato nel cammino della Chiesa novarese con l’obiettivo “di assimilare e tradurre il XX Sinodo diocesano”, concluso poco prima del suo arrivo in diocesi. Anche allora eravamo nel clima di post sinodo.
A proposito, girando le pagine dell’album, mi imbatto in una didascalia. L’ha scritta don Giuseppe Cacciami, l’allora direttore della Stampa diocesana novarese e vicario episcopale del Verbano. Eccola: «Mons. Corti in questi anni del suo episcopato, nel solco del Sinodo diocesano, ha fatto emergere quattro idee fisse: La passione cocciuta, preferenziale per i giovani. La preminenza assoluta nella formazione dei laici. Il ruolo ineludibile della comunicazione sociale nella chiesa. Il dovere inderogabile dell’impegno politico del cristiano nella società civile.
E sempre con lo stesso stile, di una semplicità povera ed austera, della sostanza in luogo dell’apparenza, del silenzio e dell’allergia alle chiacchiere-fiume, e soprattutto, del rigore della fede in luogo del facile buonismo».
E tante fotografie
Questa è la didascalia. Ma, nell’album, si susseguono tante foto che rendono visibile ognuno dei quattro punti delineati da don Cacciami. Sono foto che ci fanno ripercorrere gli anni vissuti con mons. Corti.
La passione cocciuta, preferenziale per i giovani.
Ecco il duomo strapieno di giovani (erano 1700, che stavano seduti anche sui tappeti qui davanti) convenuti per la prima lectio, la sera del 7 novembre 1991; una novità portata dal vescovo Renato da Milano. La sera successiva, l’esperienza si è ripetuta nella chiesa di Gravellona Toce per la zona nord della diocesi, con la partecipazione di altri 600 giovani.
Eccolo il vescovo Renato con i giovani della route (a partire dalla sua prima partecipazione nel giugno del ’91 a Mergozzo), oppure agli esercizi spirituali con i diciottenni, alle veglie delle Palme, alle Giornate mondiali della gioventù con il Papa nei diversi continenti; o in colloquio personale con qualche giovane.
La preminenza assoluta della formazione dei laici
Scorrono le pagine dell’album. Numerose anche le fotografie raccolte nel capitolo “formazione dei laici”. Nell’anno pastorale 1996-1997 le immagini documentano “l’anno del vescovo con i laici”: 5 incontri negli otto vicariati (40 incontri complessivamente) per riproporre in diocesi, a 10 anni dalla pubblicazione, l’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II “Christifideles laici” sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo.
Quella intensa esperienza è poi continuata con il “Seminario dei laici” nel triennio in preparazione al Giubileo del 2000 e, dopo il 2000, è proseguita con “Le domeniche del vescovo con i laici”. Diverse anche le foto del vescovo Renato agli incontri con le associazioni e i movimenti ecclesiali.
Il ruolo ineludibile della comunicazione sociale nella chiesa.
Queste altre pagine dell’album, più che foto, riportano ritagli dei settimanali diocesani con le frequenti lettere di mons. Corti indirizzate alla diocesi, avviate sempre da “Miei cari”. Ma ci sono anche le immagini della sua annuale partecipazione alla festa della Stampa diocesana, o delle visite alla redazione dei Settimanali diocesani.
Il dovere inderogabile dell’impegno politico del cristiano nella società civile.
Sì, ci sono fotografie anche su questo tema che non sembrerebbe così immediato in un uomo dal profilo di una forte spiritualità. Aveva sorpreso quando, a tre settimane dal suo arrivo in diocesi, partecipando alla veglia delle palme nella chiesa di San Nazzaro per il vicariato di Novara, alla sua prima uscita tra i giovani, aveva loro detto: «Impegnatevi in politica, da cristiani». Una sollecitazione ripresa negli incontri con gli amministratori, durante la visita pastorale nei vicariati, e negli incontri specifici per i politici.
Sempre tra queste pagine dell’impegno del cristiano nella società, ecco alcune foto del viaggio giubilare a Sarajevo nel maggio del 2000 (partecipato da ottanta persone della nostra diocesi) quando erano quando ben visibili i segni della guerra nei Balcani; ancora, qualche immagine, di sfuggita, riguardano le sue frequenti visite in carcere, o nelle case di accoglienza. A conclusione di questa sezione, scorrono numerose le fotografie dei viaggi missionari (uno ogni anno) per incontrare i missionari della nostra diocesi.
Giriamo ancora pagina. Una didascalia di don Germano Zaccheo
Sfogliando altre pagine di questo album di famiglia ecco una didascalia di don Germano Zaccheo, vicario generale nei primi 5 anni di episcopato di mons. Corti, a commento delle fotografie della prima lectio ai giovani a Novara e a Gravellona Toce.
«Il vescovo Renato nella sua assoluta semplicità e asciuttezza, perfino di carattere, nonostante la grande dolcezza e mite accondiscendenza quando incontra una persona, è tutt’altro che una “star” della cultura di massa: evita il baccano e la pubblicità, schiva le interviste e i proclami, non sposa le cause alla moda e cura attentamente di non fondare la sua popolarità sull’effimero. Ai giovani non corre incontro con facili promesse, non li solletica con giovanilismo, non li blandisce nelle loro aspirazioni facili. Dice loro apertamente che li ama; questo sì. Ma non per viziarli e dar loro ragione in tutto. Non sarà proprio per questo che i giovani lo seguono ed anche in modo rilevante? Continui così, Padre, ad andare controcorrente, a non fare politica effimera dello spettacolo. A fare e a dire cose semplici, per questo anticonformiste. Continui cosi».
E così ha continuato per tutti i vent’anni del suo servizio pastorale come vescovo di Novara.
Quell’ultima pagina dell’album
Nell’ultima pagina dell’album mi balzano all’occhio tre parole: “E ora vai”. Era lo slogan della route dei giovani a Novara, nel giugno del 1992, che annunciava la quarta tappa del “Progetto Emmaus” con l’invito ad essere testimoni cristiani negli ambienti di vita.
E ora vai, caro vescovo Renato. Vai nella casa del Padre.
Noi ti accompagniamo con il nostro grazie e con l’eco di un canto con il quale sei stato accolto nella basilica di San Gaudenzio, il giorno del tuo ingresso in diocesi e che hai sentito tante volte dai giovani; un canto che incoraggia noi, ancora pellegrini sulle strade del mondo. E’ il canto “Cammina cammina”. Non ne senti l’eco?