L’amore di Dio vince ogni cosa. Omelia per la 6a e ultima domenica di Pasqua

Miei cari,

il vangelo di oggi (Gv 14,15-21) ci riporta ancora alla sera del tradimento, quel giovedì in cui, dopo aver lavato i piedi agli apostoli, Gesù annuncia loro la Sua glorificazione attraverso la Passione-Morte-Resurrezione. In quella notte gli animi degli Undici sono turbati: è troppo grande “il mistero dell’iniquità” che si svela poco alla volta davanti ai loro occhi e “il mistero della salvezza” che si prospetta non è affatto facile da comprendere. Le promesse, che Gesù fa, sono grandi, ma altrettanto grande è lo scompenso che si crea nell’animo degli Apostoli: solo quando riceveranno lo Spirito Santo comprenderanno tutto. Se questo è il contesto, vediamo i passaggi più significativi.

1.

«Non vi lascerò orfani: verrò da voi».

Gesù rassicura anzitutto i suoi apostoli, vedendo come il pensiero che presto non avrebbero più goduto della sua presenza visibile, li turbava profondamente. Ma tranquillizza anche noi, che siamo i credenti in Lui, perché molte volte siamo presi dal turbamento, perché ci sembra di essere stati privati della presenza del Signore. Soprattutto pensiamo a quanti hanno perso i loro cari nella presente calamità, che è lontana dall’essere passata.

Molti tra noi si domandati “Dov’è Dio in tutto questo male?”. La risposta è semplice: Dio è rimasto sempre al suo posto. Piuttosto la domanda che ci dobbiamo fare è un’altra: “dov’è l’uomo in questo male?”. Perché, mi domanderete. La risposta è altrettanto semplice: Non è forse vero che abbiamo più e più volte violato le leggi della natura? Non è forse vero che questa è la terza delle epidemie che si sono verificate, dopo la sarx e l’ebola? Ma riguardavano altri paesi, i più poveri della terra, e non ce ne siamo curati. Dunque, eravamo avvisati del pericolo. La natura con le sue leggi ci aveva avvertito. L’uomo, oggi più che mai, deve tornare al suo posto, con lo sguardo fisso sul Signore. L’uomo deve ricordare i suoi limiti e non abusare di se stesso e della natura. Non è Dio che ci castiga; a volte, siamo noi stessi i responsabili delle nostre cadute, come recita il salmo 48: «l’uomo nella prosperità non comprende: è come gli animali che periscono».

2.

«Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli rimane presso di voi e sarà in voi».

Il Risorto non è andato lontano o in alto, ma si è fatto più vicino di prima. Infatti, ce lo ha annunciato chiaramente, fin dall’ultima sera della sua presenza in mezzo a noi.

Quando attraversiamo momenti di gravi tribolazioni o preoccupazioni, come questi; quando siamo colpiti da gravi malattie, come la presente che ha mietuto già 30 mila persone e non ha ancora finito, il nostro cuore non può non turbarsi e non avere paura. Ma il Risorto è con noi. Se a prima vista può sembrare una ben magra consolazione. Gesù sa che «questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?» (Gv, 6,60) per questo ci chiede: «Forse, volete andarvene anche voi?». Pietro risponderà, vedendolo Risorto: «Signore, dove andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!». Come può rispondere così? Gli altri hanno molte parole, talvolta buone, talaltra scoraggianti, ma Tu solo, Signore, prendi la nostra lingua e il linguaggio che siamo noi e li trasformi in parole di Vita eterna, perché tu sei la parola della Vita! Come possiamo rispondere allo stesso modo? Lasciando che ci parli il nostro Maestro interiore, lo Spirito Santo che in questi giorni stiamo invocando: «il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto».

3.

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti … Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui».

Lo Spirito Santo è colui che effonde nei nostri cuori il vero amore. Tutta la stupenda opera della carità nella Chiesa ha in Lui la sua sorgente. E così ha ispirato tanti uomini e donne ad essere vicini gli uni gli altri, a non far sentire solo nessuno; a far sentire il calore e la consolazione dell’amore. Quanti angeli si sono rivelati tali in questo tempo di difficoltà? Medici, Infermieri, operatori sanitari, autorità civili, militari, preti …! Quanti sono giunti al punto di donare la vita! Non hanno forse messo in pratica la parola di oggi?

Amor vincit omnia! L’amore di Dio, che è Dio vince ogni cosa! Questo amore è lo Spirito Santo stesso che opera invisibilmente nei cuori, negli occhi, nelle orecchie, nelle mani, nella voce, nei piedi, nelle persone che ci stanno accanto. Costoro sono il segno visibile della consolazione dello Spirito Santo.

Lasciamoci plasmare tutti dallo Spirito!

Invochiamo a tal fine la Madonna, ella pure Consolatrice degli afflitti, perché ci doni lo Spirito Consolatore, che ci ricordi sempre la parola di Gesù: «Ed anche se mi dirà: uomo di poca fede, perché hai dubitato? (Mt 14, 31), mi porgerà la sua destra, e renderà saldo ed incrollabile il mio animo turbato dalle vicende di questo mondo» (cfr. S. Ambrogio, Commento del salmo 118, Discorso 21,9)

Buona domenica!

Vostro Padre Marco

Novara, 17 maggio 2020

Domenica 6a di Pasqua, dell’Amore