La Diocesi tutta piange la scomparsa di don Paolo Bosio, giovane parroco di Momo. Il secondo prete che se ne va per il Covid-19
Cari amici,
purtroppo, neanche una settimana dopo la morte di don Dalmino Cestari, confratello oblato, è mancato il caro amico e confratello don Paolo Bosio, classe 1974, parroco di Momo. Una grave malattia, che ne aveva minato il fisico da alcuni anni fa, con l’aggiunta del Covid-19, lo ha portato oggi alla morte. Ho conosciuto don Paolo tanti anni fa, quando insieme frequentavamo l’associazione Oftal con la quale abbiamo fatto tanti pellegrinaggi a Lourdes. Poi, don Paolo è entrato in seminario e ci siamo ritrovati per un tratto di formazione insieme, fino al 2004, quando è stato ordinato prete; quindi nel ministero sino ad oggi. Una persona squisita e limpida. Lo ricordo con la foto dell’ingresso a Momo, in cui gli furono consegnate simbolicamente le chiavi della porta d’ingresso della sua chiesa. La stesa chiave oggi diventa quella con la quale Egli entra nella Vita Eterna e che indica a noi tutti: Gesù. Mi taccio, perché il dolore è grande, soprattutto per la sua Mamma che con la sorella e il cognato e i nipoti ne piangono la scomparsa prematura. Vi invito a pregare il Signore che aiuti loro ad affrontare questo momento di così grande sofferenza. Riporto le parole del nostro Vescovo con le quali lo ha ricordato oggi:
IL VESCOVO DI NOVARA
Caro don Paolo,
il 3 aprile di un anno fa compivi quarantacinque anni. Nella tua comunità parrocchiale di Momo c’è stato chi voleva farti la sorpresa di un augurio un po’ speciale. Dopo un anno e venti giorni ci hai lasciato in punta di piedi. Hai lottato tanto con fede e devozione, tra paure e speranze. Ancora due giorni fa mi hai scritto un messaggino che implorava: “Chieda un miracolo! Vado a Re tutta la vita o dove c’è bisogno”. Nell’augurio di allora avevo scritto questo pensiero, che è stato confermato nel tuo slancio di offerta totale di pochi giorni fa.
«“Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Sal 119,105). La vita di un sacerdote è rischiarata dalla luce che lo accompagna come una lampada passo dopo passo. Un giorno andò dall’Arcivescovo di Parigi un ragazzo che l’aveva sentito predicare che la “fede è come la luce sul cammino” e gli chiese: se la fede è luce, allora bisogna che tu fai illuminare tutta l’autostrada, perché devo andare da Parigi a Lione. “Non è necessario – rispose l’Arcivescovo – basta che tu prendi un’auto e con i suoi fari illuminerà come una lampada il tratto di strada necessario per procedere. Ciò che è importante è che tu cammini…”». Così hai fatto, caro don Paolo, in questi due anni scrutando i segni di miglioramento e condividendo quelli che annunciavano i peggioramenti nella tua malattia.
Tu sei il primo sacerdote sotto i cinquant’anni che il Signore ha chiamato a sé da quando sono vescovo di Novara. E come se mi fosse morto un figlio, anzi un fratello più giovane che era un’anima bella e limpida, generosa e tenera. Ricordo quando hai dovuto prendere la responsabilità della parrocchia di Momo con una successione non facile e piena di ferite. Ricordo la tua premura di tenermi sempre informato. Ricordo la pazienza di ricostruire la trama lacerata della comunità e il tessuto violato delle coscienze che si confidavano con te. E appena hai incominciato a vedere la luce, si è presentata la mano forte della malattia terribile che ti ha portato via anzitempo.
Piango con le comunità di Caltignaga, Romagnano, Cavallirio, e soprattutto Momo, che hai servito con la trasparente bellezza del tuo giovane entusiasmo e che hanno ammirato la tua dedizione; piango con la tua mamma e i tuoi familiari che ti hanno accompagnato con immenso amore in questi ultimi tempi; piango con tutti i tuoi compagni che ti erano fratelli e amici; piango con il Presbitèrio e la Diocesi che si sentono privati di un fratello promettente. Piange il cuore paterno del Vescovo, che per la prima volta sente tutta la bellezza e lo strazio di cosa significa essere chiamato “padre”.
Ti abbraccio nella preghiera di suffragio, ti ricorderò sempre nel memento della Messa, come il primo prete caduto sulla breccia del ministero sacerdotale. Eri un sacerdote giovane, sei stato, anzi sei ancora per noi, un prete-prete!
Vescovo di Novara
Novara, 23 aprile 2020