Lettera alla comunità in questo tempo di prova

Miei cari,
vi scrivo in occasione di questa situazione inedita che comincia a toccare anche tutte le famiglie della nostra comunità.

Contro l’irrazionalità del panico
Anzitutto, rilevo l’apprensione per sé e per i propri cari, che crea situazioni inedite di vita e di relazioni.
È giusta, ma non deve superare le soglie del ragionevole.
Il panico, infatti, si diffonde a macchia d’olio e contagia molto di più e con maggior rapidità il nostro modo di pensare, creando danni più gravi del contagio di un virus.
Fortunatamente, la storia recente non ci ha abituati a simili contesti: li abbiamo solo sentiti il più delle volte solo dai mezzi di comunicazione sociale.
In questo tempo che sarà probabilmente libero dalle normali occupazioni, se si dovranno prendere tutti i provvedimenti che le Istituzioni preposte indicheranno, mi permetto di indicarvi, anzitutto, una misura antipanico.
Leggetevi il capitolo XXXII de I Promessi Sposi dell’immortale Alessandro Manzoni (lo trovate online), che ha narrato con sapienza il diffondersi della diceria degli untori durante l’epidemia di peste, riferendo dei processi sommari che vennero celebrati contro di essi.
A questo proposito il Manzoni scrisse un altro saggio, La storia della colonna infame, una più dettagliata trattazione di questo argomento. Si tratta della ricostruzione minuziosa del processo agli untori durante la peste a Milano nel 1630, che portò alla condanna a morte di alcuni sventurati tra cui il commissario di Sanità Guglielmo Piazza e il barbiere Gian Giacomo Mora: la casa di quest’ultimo venne rasa al suolo dalle autorità milanesi e al suo posto fu eretta una colonna a ricordo “infame” delle sue presunte malefatte, che dà il titolo al saggio e allude evidentemente all’infamia dei giudici che lo condannarono. Leggetevi anche questo, se lo avete in casa oppure, comodamente su internet: si trova anche questo online.
Questo, però, non basta. Occorre qualcos’altro.

Per la salute e il bene delle persone
Per la salute e il bene delle persone osservate quanto indicano le Autorità preposte, senza furbizie inutili e eccessive ossessioni. Né l’una né l’altra fanno bene.  In medio stat virtus: la misura giusta è quella che ci viene indicata, da chi è competente in tal senso. Per ora, atteniamoci semplicemente. Ringraziamo perciò chi si adopera per sconfiggere il virus e il contagio. In momenti come questi si deve confermare un giusto apprezzamento per i ricercatori e per gli uomini e le donne che si dedicano alla ricerca dei rimedi e alla cura dei malati. Si può essere indotti a decretare il fallimento della scienza e a suggerire il ricorso ad arti magiche e a fantasiosi åtalismani. La scienza non ha fallito: semplicemente è limitata.
Mettiamo, anche, da parte le inutili sterili polemiche. A bocce ferme, poi, se ci sarà bisogno, sapremo dire e fare.

Per la salvezza di tutti
Infine, ma non ultimo in ordine di importanza, non manchi in questo tempo la preghiera.
Non è una assicurazione sulla vita. Non è una parola magica che mette al riparo dai problemi e dai pericoli. La preghiera a Dio è una dichiarazione di alleanza.
Dio è alleato del bene, è alleato di chi fa il bene. Dice Gesù: «Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero». (Mt 11, 28-30 )
Consapevoli che Gesù, è passato in mezzo all’umanità facendo del bene e guarendo ogni debolezza e infermità, e ha comandato ai suoi discepoli di aver cura dei malati, di imporre loro le mani e di benedirli nel suo nome, raccomandiamo a Dio le sorelle e i fratelli infermi perché, sopportando con pazienza i dolori del corpo e dello spirito, si sentano associati alle sofferenze del Cristo e consolati dalla grazia del suo Spirito.
Vi suggerisco questa preghiera che prendo dal Benedizionale: Signore nostro Dio, che nella tua provvidenza custodisci tutte le tue creature, salvaci con il tuo amore; solleva con la tua santa mano i tuoi figli infermi, sii tu il loro medico e la loro medicina perché sperimentino il beneficio che aspettano da te.
Infine, a Maria Santissima, Madre della Chiesa, Madre della Consolazione, Madre Nostra, ci affidiamo perché tutti ci custodisca. Le antiche parole del Sub tuum praesidium sono semplici e belle: Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche noi che siamo nella prova, liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta.

Cordialmente,

tutti benedico di cuore,

Vostro
Padre Marco