Crimini nei centri di detenzione in Libia. La Corte dell’Aja accusa i boss

«Nuovi mandati d’arresto» contro esponenti libici, coinvolti anche nel traffico di esseri umani. Li sta per trasmettere la Corte penale dell’Aja, ormai agli ultimi passi di una maxi-inchiesta che per la prima volta porterà davanti alla giustizia internazionale alcuni boss vicini a milizie e autorità. La montagna di prove raccolte conferma le violenze sia nei «nei centri di detenzione ufficiali che in quelli non ufficiali». Un atto d’accusa che avrà pesanti ripercussioni su Tripoli e su quei governi che foraggiano l’intero sistema, nel quale si intrecciano interessi politici e criminali. «Il mio team – assicura la procuratrice Fatou Bensouda – continua a raccogliere e analizzare prove documentali, digitali e testimonianze relative a presunti crimini commessi nei centri di detenzione». Le parole del capo della Procura penale internazionale accompagnano il nuovo report sulla Libia, trasmesso al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Gli investigatori hanno raccolto materiale sul campo e centinaia di denunce da funzionari Onu, da avvocati e dagli stessi migranti sopravvissuti alle camere della tortura. Abbastanza perché possa essere presa in esame, per la prima volta, la possibilità di «presentare casi dinanzi alla Corte penale internazionale in relazione ai crimini legati ai migranti in Libia». Continua la lettura sul quotidiano Avvenire