La vita spirituale del prete: il vescovo parla ai sacerdoti della diocesi


«Come lascio riposare lo Spirito sopra di me?»; «Quali sono i cardini della mia vita spirituale?»; «Quali sono i tempi e momenti in cui si esprime la mia vita spirituale?». Sono le tre domande che il vescovo Franco Giulio Brambilla ha rivolto ai sacerdoti diocesano riuniti in cattedrale per la celebrazione della Messa crismale.

«Siamo chiamati a ritrovare il volto autentico della vita spirituale del prete. Non preti animatori e affaristi, non presbiteri indaffarati e carrieristi, ma capaci di custodire la propria interiorità, nella semplicità del cuore e della vita, nella custodia della vita spirituale di chi ci è affidato, in uno scambio con la vita dei giovani che faticano a crescere e con le famiglie che stentano ad essere luogo di comunione e vita», ha detto il vescovo rispondendo alla prima domanda, «Come lascio riposare lo Spirito sopra di me?».

Con il secondo interrogativo, mons. Brambilla entra nel cuore della vocazione e del ministero, sottolineando tre aspetti della spiritualità del sacerdote diocesano: «Oggi direi che è necessaria una vita spirituale cristocentrica, eucaristica e “sinodale”». Cristocentrica, ha spiegato, «perché è una vita “vestigia Christi sequentes”! Proviamo a vedere come la nostra predicazione e il nostro annuncio sia incentrato su Cristo, il “Signore che si fa servo”, perché aiuti i nostri fratelli ad essere “servi che diventano (come) il Signore”».  Eucaristica, «perché è una vita di comunione al “sacrificio di Gesù”. Proviamo a vedere come celebriamo la nostra messa. Proviamo a vedere se la messa non è diventata nostra proprietà».  E Sinodale, «perché è una vita capace di prendere il respiro dei fratelli e della gente».

Ed infine, con la terza domanda,  «Quali sono i tempi e momenti in cui si esprime la mia vita spirituale?», il vescovo propone una strada concreta per ritrovare l’ossigeno della spiritualità nel ministero: «Da questo Giovedì santo alla fine dell’anno pastorale, prendetevi una giornata di solitudine, e fate passare alla lente di ingrandimento di queste mie poche e povere parole gli ultimi cinque anni, per rispondere a questa semplice domanda: la mia vita spirituale è armonica e capace di darmi gioia e serenità, anche attraverso le fatiche del ministero?».

Al link del sito diocesano il testo integrale dell’omelia.