“Mistero della fede!”.Meditazione per il Corpus Domini 2020

I.

1. Scriveva papa Benedetto XVI di v.m.: «Nella festa del Corpus Domini, la Chiesa rivive il mistero del Giovedì Santo alla luce della Risurrezione. Anche il Giovedì Santo conosce una sua processione eucaristica, con cui la Chiesa ripete l’esodo di Gesù dal Cenacolo al monte degli Ulivi. Nella festa del Corpus Domini, riprendiamo questa processione, ma nella gioia della Risurrezione. Il Signore è risorto e ci precede. La processione del Giovedì Santo accompagna Gesù nella sua solitudine, verso la “via crucis”. La processione del Corpus Domini, invece, risponde in modo simbolico al mandato del Risorto: vi precedo in Galilea. Andate fino ai confini del mondo, portate il Vangelo al mondo». Questo è il clima che pervade questa solennità, la seconda dopo la Trinità, che caratterizza la ripresa del tempo ordinario. Dunque, viviamo nella luce del Crocifisso-Risorto, che rimane con noi nella Eucarestia, sino alla fine dei tempi. Questo è il primo focus sul quale porre la nostra dimensione di credenti. Non siamo soli, ma Gesù Risorto è e rimane con noi.

2. Ma vi è una seconda prospettiva da considerare. Questo rimanere con noi per sempre avviene attraverso il dono per eccellenza, quello dell’amore anticipato, la sera del Giovedì Santo, quella sera in cui «Gesù avendo amato i suoi, li amò sino alla fine». (Gv 13,1). Così San Giovanni comincia il racconto dell’Ultima Cena di Gesù. Questo riferimento all’amore di Cristo, a un amore perfetto, a un amore pieno, a un amore oblativo, a un amore consumato, Giovanni lo fa, passando attraverso il racconto della lavanda dei piedi: «Li amò sino alla fine». Finita la Cena «si cinse di un asciugatoio e lavò i piedi ai suoi» (Gv 13,13). Siamo di fronte all’annientamento di Gesù per amore e alla manifestazione dell’offerta più sottomessa e più tenera. Infatti, come Egli aveva detto ai suoi apostoli: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». (Mt 10, 42-45) Così compie questo gesto concreto, che era riservato agli ultimi, agli schiavi, pur ribadendo ai Suoi: «Voi mi chiamate Maestro e Signore; e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e il Maestro, v’ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Poiché io v’ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come v’ho fatto io. In verità, in verità vi dico che il servitore non è maggiore del suo signore, né il messo è maggiore di colui che l’ha mandato. Se sapete queste cose, siete beati se le fate». (Gv 13, 13-16) Quindi Gesù pronuncia, dopo averne dato l’esempio, il grande comandamento della carità: «amatevi come io vi ho amato» (Gv 13,34). Sentire Gesù parlare ai suoi in un clima di carità esaltante, di carità piena, di carità perfetta che arriva all’annientamento e all’oblazione di sé, è il grande mistero che Giovanni ci rivela. Vorrei dopo questa duplice introduzione soffermarmi sulla parola Mistero. Mistero, non perché sfugge alla nostra comprensione umana, ma perché è inesauribile per la grazia che ci è data. Lo possiamo rileggere in quattro dimensioni: è un mistero eucaristico, è un mistero trascendente, è un mistero di annientamento oblativo, è un mistero di salvezza. Vediamo dunque questi quattro aspetti.

II.

1. Questo mistero è, anzitutto, eucaristico. Ciò che Giovanni non dice, lo raccontano gli altri evangelisti i quali dicono che «Gesù, dopo aver cenato, prese il pane, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli e disse Prendete e mangiate: Questo è il mio corpo! Prendete e bevete: Questo è il mio sangue! Il mio corpo che sarà offerto; il mio sangue che sarà versato. Fate questo in memoria di me!» (Mt 26,26-28; Mc 14,22-24; Lc 22,19-20; 1 Cor 11,23-25). Ma perché la chiamiamo eucaristico? Perché siamo consapevoli che Cristo, istituendola «nella notte in cui era tradito» (1 Cor 11,23), cominciava ad offrire al Padre l’offerta perfetta del suo olocausto e del suo martirio, che cominciava e che trovava proprio nella sua carne sua e nel suo sangue la vittima sacrificale, cosicché il pane e il vino che Gesù prende «nelle sue mani, sante e venerabili» è il segno dell’Olocausto più perfetto e più pieno, dove il culto di Dio realizza per i secoli tutti la lode e la gloria che Dio merita. L’evento salvifico, rivelato da Cristo, è compiuto da Cristo! Questo è il mistero, questo è l’evento. Noi crediamo a questo evento. Non è una verità astratta. Non è un’idea. Ma è un evento; è un fatto che si compie nella storia dell’uomo, in una storia di uomini che la volontà di Dio, attraverso Gesù Cristo, rende storia-di-salvezza. È, dunque, il mistero eucaristico!

2. Ma poi questo è un mistero trascendente. Ad ogni celebrazione della messa diciamo con convinzione esclamativa: «Mistero della fede», perché è un evento trascendente; è un gesto onnipotente di Dio che va aldilà di tutte le possibilità umane e trascende ogni pensiero, ogni volontà, ogni natura per assecondare un progetto che è sostanza d’amore e storia di redenzione. Mistero, perché non solo è un evento che in Cristo si compie, ma è un mistero che rivela Cristo. È, infatti, lui a dirci: «Questo è il mio corpo» e «Questo è il mio sangue». La rivelazione delle opere di Dio attraverso Cristo è la rivelazione che salva. Il Cristo è il rivelatore di ciò che fa e di ciò che farà: profeticamente prima, storicamente e realisticamente poi. È un intreccio d’amore. È un’esplosione di grazia.

3. È un mistero di annientamento oblativo. Questa è un’espressione un po’difficile. Cerchiamo di renderla comprensibile. L’Eucarestia è un mistero non soltanto perché è un evento trascendente operato da Cristo, ma anche per una sua invenzione di annientamento oblativo. Infatti, Cristo è ridotto a pane! Cristo è ridotto al cibo! Chi può crederlo? Avevano ragione gli apostoli, quando dicevano a Gesù: «Questo discorso che tu fai è duro da accettare» (Gv 6,61). Ma aveva ancor di più ragione Cristo a ribattere con perentoria autorità: «Chi non mangia la mia carne e non beve il mio sangue, non avrà parte di me» (Gv 6,54)! È questa l’ostinazione di voler diventare cibo! È questa l’ostinazione di volersi trasformare in una creatura, a cui viene offerto perché si è fatto sul cibo. Questa creatura lo assimila; questa creatura lo rende se stessa e ne viene trasformata. Davvero il Padre ci ha dato il Figlio unigenito fino in fondo e ce l’ha dato, mentre noi eravamo ancora peccatori, perché, nutrendoci di questo corpo e di questo sangue, la redenzione entrasse nella nostra persona, nelle nostre coscienze, nelle nostre libertà, nei nostri cuori, nei nostri pensieri, nella nostra vita!

4. Infine, è un mistero di salvezza. Il mistero eucaristico acquista un significato ancora maggiore, se noi lo consideriamo come Cristo ce l’ha dato e come Cristo si è fatto tale, attraverso l’inserimento nella sua missione di Salvatore. Come è vero che un cibo salva la vita, la continua, la nutre, la favorisce, ne attua lo sviluppo, la crescita, la maturità, la pienezza, la fecondità, così è vero che il Mistero eucaristico, entrando nella vita degli uomini, la trasforma tutta e permette all’uomo, peccatore ribelle, di diventare figlio devoto e fedele, figlio salvato, figlio di Cristo, figlio dell’unico Padre celeste. Attraverso questo dono eucaristico, che è la nostra salvezza, noi veniamo preparati, giorno per giorno, partecipando al convitto eucaristico, a un altro Convito, quello del cielo. Infatti, attraverso l’Eucarestia, ceneremo al Convito di Dio; saremo convocati alla mensa dei cieli; saremo gloriosi con Dio che nutre di sé tutti gli esseri creandoli, salvandoli, vivificandoli. Allora la pienezza del mistero dell’Eucaristia ci verrà svelata. Anzi! Non più l’Eucarestia, ma ci sarà colui che nell’Eucarestia è pane e vino, è corpo e sangue, è l’incarnazione suprema dell’amore di Dio per l’uomo.

Che Dio ci aiuti a non disperdere questa grazia!

Buona festa del Corpus Domini a tutti

Padre Marco

Novara, 14 giugno 2020,

Solennità del Ss.mo Corpo e Sangue di Cristo