Centro di Ascolto: Indicazioni per il futuro dei nostri servizi di carità

Carissimi,

in stile di fraterna condivisione, desidero offrivi qualche prima indicazione – parziale e non ancora definitiva – per iniziare ad organizzare il percorso futuro del servizio di carità nelle nostre comunità.

Ma, prima di tutto, vorrei ancora una volta portarvi il grazie più vero per la qualità di testimonianza che, in tanti, avete consegnato alla nostra Chiesa e alla società negli oltre due mesi difficilissimi che abbiamo lasciato alle spalle. Nonostante le fatiche e le fragilità che ci portiamo dietro sono emerse esperienze, iniziative e motivazioni che dovranno diventare patrimonio per noi tutti, aiutandoci a crescere nello slancio del cuore e della mente nei mesi – presumibilmente duri ed impegnativi – che stiamo per vivere.

Cosa fare con le attività dei nostri servizi di carità?
Vi suggerisco tre principi generali da tenere presenti:

1) Innanzitutto una necessaria prudenza – come anche ci ha suggerito il Santo Padre più volte in questo periodo. Avendo a che fare con persone, spesso già molto fragili, è nostro preciso dovere mettere in atto tutti gli accorgimenti possibili per evitare di nuocere involontariamente le persone che assistiamo. Al momento non abbiamo ancora tutte le indicazioni tecniche necessarie, ma ci verranno date poco a poco sulla falsariga di quelle che Governo e Conferenza Episcopale Italiana hanno approntato;

2) Va mantenuta la gradualità, tipica di ogni iniziativa configurata come percorso: non  tutto subito, non tutto come prima. Ma certamente senza rimanere fermi. La logica dei piccoli passi fatti con pazienza è quella vincente sempre, anche quando si tratta di ridefinire il nostro modo di svolgere un servizio ai fratelli;

3) Infine richiamo la qualità che è l’elemento su cui puntare da subito, sempre e su tutto specie se dobbiamo utilizzare forme diverse dalle solite o incontrare persone differenti.

Provo a tradurre questi tre principi nell’ordinario. Propongo che tutti i servizi di carità delle nostre comunità continuino a venire offerti nella modalità con cui lo sono stati nei due mesi precedenti, fino all’inizio del nuovo anno pastorale, a meno di indicazioni differenti da parte della autorità pubblica o ecclesiastica.

·      Il servizio di Centro di Ascolto
Venga svolto prevalentemente attraverso la forma dell’ascolto a distanza – via telefono o con videochiamata, ad esempio – e solo per situazioni particolari e rigorosamente su appuntamento venga data la possibilità di colloqui di persona, mantenendo le indicazioni di protezione che abbiamo imparato a conoscere (mascherina sia per ascoltatore che per ospite, distanza di almeno due metri tra i due, no utilizzo di sala di attesa, sanificazione mani, sanificazione immediata dei locali dopo ogni ascolto).

E’ comunque bene sentire telefonicamente e periodicamente le persone, non solo per capire i loro bisogni, ma anche per mantenere vive le relazioni e i contatti, facendo percepire loro la vicinanza e l’aver a cuore la situazione che la persona e la famiglia sta vivendo.

Vi chiederei, però, di non abbandonare la pratica della raccolta dati – meglio se sul sistema informativo – e del rispetto delle norme sulla privacy per evitare di perdere parti importanti della progettazione con le persone. Non appena saranno più chiare le indicazioni dovremo anche provvedere alle modifiche della struttura del centro di ascolto, a partire dal dotarci di schermature di protezione che impediscano la trasmissione delle gocce di saliva;

·      Il servizio di distribuzione generi alimentari
Venga svolto previo appuntamento, limitando il più possibile la “coda” in attesa, evitando ogni contatto diretto con il lasciare la borsa già preparata su un appoggio, meglio se fuori dalla stanza che utilizzate come magazzino e con tutte le attenzioni di sicurezza, sempre tutti muniti dei dispositivi di protezione personale. L’esperienza di questi mesi ci dice dell’importanza di questo servizio e della opportunità che tutte le comunità – che ordinariamente lo rendevano, ma al momento in regime di sospensione – tornino a farlo.
Il rischio è che gli ospiti ordinari di un servizio chiuso si riversino su altre parrocchie rendendo davvero difficile la gestione della distribuzione.

·      Il servizio di Emporio Solidale
Venga mantenuto con tutte le cautele già messe in atto nei mesi scorsi: evitare le code in attesa e contingentare gli accessi al locale, utilizzo dei guanti monouso sia per eventuale distribuzione di beni da parte dei volontari sia per la scelta dei generi da parte degli ospiti, sanificazione dopo ogni sessione di apertura. Suggerisco anche di curare bene lo stoccaggio di nuovo materiale munendovi di tutti i dispositivi di protezione necessari.

·      Il servizio di mensa diurna o serale
Venga gestito ancora tramite il pasto da asporto con tutte le attenzioni di sicurezza già utilizzate al momento. Cercheremo di capire quali esigenze e quali modalità per continuare il servizio nei prossimi mesi.

·      Il servizio di guardaroba
Questo servizio rimanga disattivato per i prossimi mesi. Dovremo capire come sanificare e igienizzare i capi che abbiamo già in possesso ed avere delle linee guida su come procedere in questo nei prossimi mesi.

Stiamo correndo un grosso rischio: vivere questo tempo come “la fase dell’assedio”, facendoci prendere dall’ansia di prestazione e dal dover dare risposte immediate su tutto e a tutti.
Rischiamo di far passi indietro, tornando ad essere un puro ente assistenzialista e non un organismo pastorale impegnato nella educazione e nella testimonianza della carità.
Personalmente ritengo che cambino i mezzi, ma non debba cambiare la qualità della relazione che è la cosa maggiormente importante nel nostro servizio.
Se non possiamo in questo momento intrattenerci con gli ospiti durante gli ascolti e la distribuzione troviamo però il modo di farlo tramite telefono (chiamata o videochiamata) in modo che i nostri servizi non si trasformino in pura erogazione, ma restino occasioni di relazione.
So che non è cosa semplice, ma si tratta di una tra le sfide più importanti che questasituazione difficile ci rilancia.
Proprio a tal fine la nostra Caritas Diocesana cercherà di offrire qualche occasione formativa – certamente non di persona ma tramite i vari strumenti informatici – per aiutarci a ridefinire questi aspetti.
Già negli ultimi giorni in molti, penso, abbiate registrato l’aumento di richieste che vanno al di là del cibo e riguardano pagamenti di affitti per contratti privati, di utenze, di alcuni tipi di rate di mutuo non sospese.
E con l’andare avanti delle settimane le richieste sono destinate ad aumentare, accresciute anche da nuove categorie di ospiti colpiti duramente dalla crisi: badanti, collaboratrici domestiche, assistenti alla persona, piccolissimi esercenti, lavoratori irregolari.
Cercheremo di affrontare tutti insieme queste problematiche, mettendo in campo risorse e cercando di dimostrarci ancora una volta comunità e attente e vicine a tutti, affinché “nessuno rimanga indietro”.
Ma come cerchiamo modi nuovi per essere vicini alle persone e alle famiglie in difficoltà, troviamo modalità nuove per animare la comunità e per sensibilizzare tutti sul tema delle fragilità e del sostegno ai poveri attraverso la prossimità e la solidarietà.

Grazie per tutto quello che state facendo e che farete!

 

Don Giorgio Borroni, Direttore della Caritas Diocesana