“È risorto veramente”. Pasqua 2020

Miei cari,
anche oggi, nonostante il tempo difficile che stiamo vivendo, risuona nei nostri cuori, nelle nostre famiglie, nella nostra comunità, l’annuncio che, di bocca in bocca e di cuore in cuore ci hanno trasmesso gli apostoli: «È risorto veramente».
1.
È, anzitutto, un annuncio di gioia.
Siamo felici di potercelo scambiare reciprocamente, non come parola convenzionale, perché la gioia è la vera eredità cristiana.
La gioia è il nostro Vangelo.
Lo è a tal punto da costituire il primo, l’unico e l’ultimo annuncio.
Oggi, questo annunzio di gioia, che abbiamo già inteso dagli angeli nella notte di Natale alla venuta di Cristo nel mondo…
Oggi, quest’annuncio di gioia, che abbiamo ascoltato dalla bocca di Gesù nella proclamazione delle Beatitudini…
Oggi, questo annunzio di gioia risuona come uno squillo di tromba, perché ci parla della vittoria di Cristo sul dolore, sulla morte, sul peccato, una vittoria che Cristo ha conseguito non solo per Sé stesso ma anche per tutti noi.
Cristo è, infatti, la «primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,20), perché tutta l’umanità in Lui credente e a Lui congiunta è introdotta nel regno della Vita eterna, che Lui, «il primogenito di quanti gli sono fratelli» (Rm 8,29) ha inaugurato per noi!
Perciò, anche in questa Pasqua, così diversa dalle altre, risuona ancora questo annuncio fondamentale: «È risorto veramente».
2.
È un annuncio primordiale, perché ci riporta all’originale immagine di Dio, plasmata sul nostro volto (cfr Gn 2).
È un annuncio certamente severo, perché contrasta con le illusioni, da cui siamo continuamente vessati dall’antico serpente (cfr. Gn 3).
È un annuncio indubbiamente impopolare, perché giudicato sorpassato dalle orecchie, aperte solamente alle seduzioni dell’autosufficienza, alle tentazioni dell’onnipotenza, alle lusinghe dell’indipendenza.
È un annuncio sicuramente esigente, perché ci obbliga a riconsiderare la nostra identità profonda di uomini e di donne, quali creature limitate.
È un annuncio innegabilmente difficile, perché accompagnato dalla follia e dallo scandalo della croce (1Cor 1,23), tanto che gli apostoli lo dicevano già a Gesù: «Questo linguaggio è duro, e chi mai può ascoltarlo?» (Gv 6,61).
È un annuncio, tuttavia, verificabile, perché coloro che con Lui hanno avuto parte nella sua vita terrena, Lo hanno incontrato Vivente, il giorno di quella prima Pasqua: «Ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita … noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo» (1Gv 1,1-3)
Perciò, anche in questa Pasqua, così diversa dalle altre, risuona ancora questo annuncio tangibile: «È risorto veramente».
3.
Il cristianesimo non è facile ma è, tuttavia, felice.
Non è facile, perché smaschera fondamentalmente l’illusione di una felicità solamente umana e unicamente fondata sull’effimero.
Non è facile, perché evidenzia, ancora di più nella situazione presente di pandemia, quanto sia insufficiente, insussistente, ingiusta e caduca la natura dell’uomo.
È felice, però, perché ci offre la liberazione definitiva dalle nostre miserie come risoluzione positiva a tutte le cose (Rm 8,28), anche le più negative, come il dolore, la povertà, la fatica, la delusione, la morte. Infatti, ci ricorda la IV preghiera eucaristica: «E quando, per la sua disobbedienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte, ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare».
È felice, per il perno su cui si basa: l’infinita felicità di Dio, che si irradia in amore sull’umanità e vi semina continuamente le sue scintille, i suoi segni e i suoi richiami ad una superiore pienezza, che bussa insistentemente alla porta del cuore dell’uomo (Ap. 3,20) in vista di una comunione soprannaturale. Ancora le parole della IV preghiera eucaristica ce lo rammentano: «Molte volte hai offerto agli uomini la tua alleanza, e per mezzo dei profeti hai insegnato a sperare nella salvezza. Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi, nella pienezza dei tempi, il tuo unico Figlio come salvatore. Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla Vergine Maria; ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana. Ai poveri annunziò il vangelo di salvezza, la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia. Per attuare il tuo disegno di redenzione si consegnò volontariamente alla morte, e risorgendo distrusse la morte e rinnovò la vita».
Perciò, oggi, anche in questa Pasqua, così diversa dalle altre, risuona felicemente: «È risorto veramente».
4.
La Pasqua è, dunque, un mistero universale.
Mistero già realizzato in Gesù Cristo, nostro Salvatore, e nella Sua e nostra Madre, Maria.
Mistero già iniziato in noi col Battesimo, promessa e premessa della sua parola che non passa e non fallisce, sino al giorno ultimo che verrà.
Questo mistero illumina allora il nostro destino nella luce di Cristo.
Questo mistero risolve ogni altra parola sui mali dell’esistenza, che sembra tanto più saggia quanto più è pessimista.
Questo mistero conclude ogni altra parola, a cominciare da quella cieca e disperata che riconosce alla morte il definitivo trionfo.
Questo mistero apre ogni altra parola a quella evangelica, che ci insegna non solo la caducità d’ogni cosa, la profondità del male, la accettazione del dolore, ma che ci predica anche la rinuncia e il sacrificio, come presupposto per l’ultima parola, che è quella della vittoria della vita, che è quella della festa oggi celebrata.
Perciò, oggi, anche in questa Pasqua, così diversa dalle altre, risuona questo annuncio di vittoria: «È risorto veramente».
5.
Coraggiosamente, infine, osiamo ripetere tra noi e a tutti coloro che incontriamo le parole dell’apostolo Paolo: «Siate lieti sempre nel Signore; lo ripeto, siate lieti» (Fil 4,4).
Non solo per l’innato bisogno di felicità.
Non solo per il diritto, che la civiltà, progredendo, vuole assicurare ad ogni essere umano.
Ma, piuttosto, per la gloria di Dio, che, come scriveva sant’Ireneo, è l’uomo vivente, per la celebrazione di questo indescrivibile avvenimento, che tutti ci riguarda e che tutti ci avvolge, che è la risurrezione di Cristo.
La speranza cristiana alla fine vince.
La felicità esiste e si può conquistare.
La pienezza del nostro essere ci è assicurata dal Crocifisso Risorto.
Per questo oggi, anche in questa Pasqua, così diversa dalle altre, questo annuncio risuona pieno di speranza: «È risorto veramente».
A tutti voi, miei cari, lo ripeto anche io, con la stessa speranza degli Apostoli: «È risorto veramente».
Buona Pasqua a tutti!
Vi abbraccio e vi benedico!

Vostro padre Marco

Novara, 12 aprile 2020 In Resurrectione Domini