Bari, curare le ferite del Mediterraneo

Terza giornata dell’incontro di dialogo e preghiera dei vescovi e dei patriarchi del Mare Nostrum. Guerre, migrazioni, crisi economiche, speranze e sogni al centro dei lavori. Il patriarca di Alessandria dei Copti Sedrak: dopo le violenze, l’Egitto si sta riprendendo
La Chiesa in dialogo con la società civile. Il tema della terza giornata di lavori dell’incontro a Bari dei vescovi e dei patriarchi dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo è questo, ma nasconde sfaccettature più sfumate e complesse. E a tratti dolorose. Dalle migrazioni cariche di morte, alle guerre interminabili come quella siriana, dalle crescenti povertà che attanagliano i popoli del Mare Nostrum, alle dirompenti crisi economiche e politiche. A dare avvio ai tavoli di discussione e confronto sinodale, è stata la relazione introduttiva affidata al professor Adriano Roccucci, ordinario di storia contemporanea all’Università di Roma Tre. L’analisi del relatore di questa giornata è partita da un assunto incontestabile: ”Il Mediterraneo è tornato ad essere un quadrante cruciale per le dinamiche del mondo globale. Parlare di Mediterraneo vuol dire confrontarsi con un universo molteplice”.  Il professor Roccucci, nella sua disamina della situazione, pone l’accento non solo sulle responsabilità della politica e della società, ma anche di chi crede: ”C’è una responsabilità particolare dei cristiani in questo tempo difficile. C’è la domanda di fare il possibile e l’impossibile per facilitare la fine delle guerre, per favorire i processi di riconciliazione”. Ma come fare? Il relatore indica ai presuli una strada, forse quella principale: “Per combattere l’odio e il pregiudizio occorrono percorsi concreti e tenaci di dialogo e di amicizia”. Continua la lettura dell’articolo di Federico Piana sul sito di Vatican News