L’ecumenismo dei martiri. Per ricordare l’enciclica «Ut unum sint» di san Giovanni Paolo II nel XXV di pubblicazione

Un quarto di secolo fa, Papa Giovanni Paolo II pubblicò la sua incisiva enciclica sull’impegno ecumenico Ut unum sint. L’allora cardinale Joseph Ratzinger, esprimendo il suo apprezzamento, osservò che, con tale documento, il Papa era riuscito «con tutta la forza della sua passione ecumenica» a risvegliare l’urgenza della ricerca dell’unità dei battezzati «nella coscienza della Chiesa» (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI, La fede rifugio dell’umanità. Le 14 encicliche di Giovanni Paolo II, in Giovanni Paolo II. Il mio amato predecessore, Cinisello Balsamo, 2007, 33-49, cit. 431). Con Ut unum sint il Papa intendeva incoraggiare i fedeli ad accogliere l’appello all’unità dei cristiani che era stato lanciato con grande forza dal concilio Vaticano II. Trent’anni dopo la conclusione del concilio, Giovanni Paolo II rivolse la sua particolare attenzione a un fenomeno che, a suo avviso, stava impartendo una rinnovata energia all’esortazione espressa dal concilio e che metteva la Chiesa davanti al suo dovere di assumere e di tradurre nella realtà concreta le richieste conciliari. Questo fenomeno era la «testimonianza coraggiosa di tanti martiri del nostro secolo», appartenenti anche ad altre Chiese e comunità ecclesiali non in piena comunione con la Chiesa cattolica. Là il Papa ravvisò «la prova più significativa che ogni elemento di divisione può essere trasceso e superato nel dono totale di sé alla causa del Vangelo» (Ut unum sint, n. 1). Continua la lettura dell’articolo di Kurt Koch Cardinale presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani sul sito de L’Osservatore Romano